NOBELista – nota 0

È una nota parecchio lunga, ma credo sia necessaria per inquadrare bene il nuovo progetto di lettura: leggere almeno un’opera di ogni scrittrice che ha vinto il Premio Nobel negli ultimi 120 anni. Sono molto poche, ma la tendenza degli ultimi anni 10-15 anni promette bene.

Cosa c’è, quindi, in questa nota 0? Un’infarinatura generale sul Premio Nobel per la letteratura, qualche dato e il programma del nuovo progetto di lettura che durerà, più o meno, da ottobre 2022 a gennaio 2023.

Iniziamo!

Il premio Nobel o, meglio, i premi Nobel – sono sei – sono stati istituiti per volontà del chimico svedese Alfred Bernhard Nobel (1833-1896), che li ha inizialmente anche finanziati. Originariamente erano cinque: fisica, chimica, medicina o fisiologia, letteratura e “quello per la pace”; nel 1968 la Banca Centrale di Svezia ha aggiunto il premio per le scienze economiche.

I premi vengono distribuiti annualmente dal 1901 a persone fisiche viventi (quello per la pace può essere assegnato anche a istituzioni o movimenti) il 10 dicembre, anniversario della morte di Nobel. Oggi i vincitori sono decretati dagli enti scelti dalla Fondazione Nobel: Reale accademia svedese delle scienze per fisica, chimica e scienze economiche; Karolinska Institutet per fisiologia o medicina; Accademia svedese per la letteratura; esiste un comitato norvegese apposito che assegna il Nobel per la pace, che viene consegnato a Oslo.

Sono stati assegnati un totale di 924 premi, 868 a uomini e 56 a donne. Oltre a una gloria infinita ai vincitori e alle vincitrici viene assegnata una medaglia d’oro e un premio in denaro, recentemente ridotto da 10 milioni di corone svedesi a 9 milioni (circa 900mila euro), finanziato tramite gli interessi ottenuti sul capitale originariamente donato da Nobel.

Questa faccenda esiste da 120 anni, mentre sono solo 3 gli anni in cui non è stato assegnato nessun premio: 1940, 1941, 1942.

Dopo questa infarinatura generale entro nel merito del Nobel per la letteratura: ne sono stati assegnati 113, sono 7 gli anni in cui non è stato assegnato, ovvero: 1914 (l’anno della famosa goccia che ha fatto traboccare il vaso – e scoppiare la Prima guerra mondiale –, infatti, il 28 giugno a Sarajevo vengono assassinati l’arciduca d’Austria Francesco Ferdinando e la duchessa di Hohenberg Sofia Chotek von Chotkowa), 1918 (finisce la Grande Guerra e inizia l’epidemia di influenza spagnola), 1935 (emanazione Leggi di Norimberga, inizio Guerra d’Etiopia, sconsacrazione basilica di Santa Sofia a Costantinopoli), dal 1940 al 1943 (Seconda guerra mondiale). Di questi 113 premi solo 16 sono stati assegnati a donne. Prima di entrare nel merito e di scoprire chi sono e perché lo hanno vinto, ancora un po’ di dati. Il Paese con più premi Nobel per la letteratura è, come immaginerai, la Francia (15), seguita da Stati Uniti (12), Regno Unito (11), Germania e Svezia (8), Italia e Spagna (6). La lingua che ne ha vinti di più, invece, è – ovviamente mi verrebbe da aggiungere – l’inglese con 31 Nobel, seguita da francese e tedesco (14), spagnolo (11), svedese (7), italiano e russo (6). Diciamo che l’Italia si assesta senza infamia e con qualche lode a un onesto quinto posto in entrambe le classifiche.

Sì, ma le donne? L’unica donna italiana a vincere il Nobel è stata Grazia Deledda nel 1926 per “per la sua ispirazione idealistica, scritta con raffigurazioni di plastica chiarezza della vita della sua isola nativa, con profonda comprensione degli umani problemi”. MITICA!


Grazia Deledda

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Sarda, ha vissuto anche a Roma, dove è stata seppellita, sotto a un nuraghe in miniatura, nel 1936. Angelo Pellegrino, curatore della voce “Grazia Deledda” nel Dizionario biografico degli italiani ci tiene a farci sapere che non era femminista e che ha usato il matrimonio come mezzo di fuga dalla società arcaica e patriarcale vigente nella Sardegna di fine ’800.

L’enciclopedia Treccani, invece, dice che “la sua narrativa muove dal verismo a fondo regionale e folcloristico: cronache e leggende paesane, storie di passioni elementari e di esseri primitivi; ma a un mondo del peccato e del male, sentito come fatalità, e rappresentato con cupi accenti, si accompagnano o piuttosto si contrappongono un’ansia di liberazione e di riscatto, un estroso e romantico senso della vita, che trovano espressione soprattutto nella leggerezza idillica e trasognata del paesaggio.” Ma anche che era molto religiosa e che con il procedere della vita il “biblico rigore” si è trasformato in “pietà cristiana”. Con il procedere dell’età, invece, il verismo iniziale è diventato decadentismo.


Le altre sono: Selma Lagerlöf, Sigrid Undset, Pearl S. Buck, Gabriela Mistral, Nelly Sachs, Nadine Gordimer, Toni Morrison, Wisława Szymborska, Elfriede Jelinek, Doris Lessing, Herta Müller, Munro, Svjatlana Aleksievič, Olga Tokarczuk e Louise Glück.

Per ognuna di loro ho scelto un libro – romanzo o raccolta di poesie – e, a partire da ottobre, ogni settimana pubblicherò una nota monografica in cui approfondirò la figura di una delle 16 scrittrici e racconterò del testo che ho letto. Lascio di seguito il programma, ovvero un elenco in cui riporto il nome, la nazione e la lingua, oltre che l’anno in cui hanno vinto il Nobel e la motivazione; infine, il titolo del libro che ho deciso di leggere per ognuna; l’intenzione c’è, staremo a vedere quanto è grande questo mare. (Il nome dell’autrice porta alla rispettiva pagina su Wikipedia, il titolo a quella dell’editore).

Selma Lagerlöf, 1909 (Svezia, svedese), “per l’elevato idealismo, la vivida immaginazione e la percezione spirituale che caratterizzano le sue opere”.

La saga di Gosta Berling, traduzione italiana di G. Pozzo e M. Svendsen Bianchi edita da Iperborea nel 2007. “Poema epico, raccolta di leggende, saga, racconta le vicende di una stravagante compagnia di bohémien, musicisti, giocatori e bevitori «allegri, spensierati, eternamente giovani» su cui domina la figura di Gösta Berling, il seducente prete spretato, bello come un dio greco, che irradia spirito di avventura e gioia di vivere, ma destinato a suscitare amori fatali e sventure.” (dalla pagina di Iperborea)

Grazia Deledda, 1926 (Italia, italiano), “per la sua ispirazione idealistica, scritta con raffigurazioni di plastica chiarezza della vita della sua isola nativa, con profonda comprensione degli umani problemi”

Canne al vento, romanzo che non ha bisogno di molte presentazioni e che io non ho ancora letto (mea culpa eseguito); ho scelto l’edizione di Edimedia (casa editrice fiorentina) fra le mille che ne esistono perché non solo è annotata ma è anche accompagnata da una ricca espansione online: nell’edizione cartacea una serie di QR code rimanda a siti web, testi, articoli, video, interviste, spezzoni di film.

Sigrid Undset, 1928 (Norvegia, norvegese), “principalmente per la sua imponente descrizione della vita nordica durante il medioevo”.

Nonostante il più rappresentativo pare essere Kristin figlia di Lavrans (titolo originale: Kristin Lavransdatter), ho scelto di non leggerlo perché è molto lungo e nel caso non fosse – cosa probabile – una lettura semplice mi farebbe incagliare all’inizio del mio progetto, una volta finito ne riparleremo. Per questa ragione ne ho scelti altri due: La saga di Vigdis, romanzo preparatorio a Kristin figlia di Lavrans, nonché di lunghezza più gestibile, e Vita di sant’Halvard, un’agiografia del santo patrono di Oslo.

Pearl S. Buck, 1938 (USA, inglese), “per le sue ricche e veramente epiche descrizioni della vita contadina in Cina e per i suoi capolavori biografici”.

L’esule, la biografia della madre della scrittrice, scritta nel 1936, in cui viene raccontato il trasferimento della donna dalla Virginia alla Cina per seguire il marito, pastore presbiteriano, in missione.

Gabriela Mistral, 1945 (Cile, spagnolo), “per la sua lirica, ispirata da forti emozioni, che ha fatto del suo nome un simbolo delle aspirazioni idealistiche dell’intero mondo latinoamericano”.

Ecco il primo libro di poesia della lista: Canto che amavi. Sul sito di Marcos y Marcos si legge: “L’assoluto dei grandi paesaggi, il canto dei bambini, l’uva che matura.
Il girotondo dei colori, delle stagioni, dell’acqua che nutre la terra. Le poesie di Gabriela Mistral aggiungono forza, musica e gioia all’incredibile ruota del Mondo. “

Nelly Sachs, 1966 (Svezia, tedesco), “per la sua scrittura lirica e drammatica eccezionale, che interpreta il destino d’Israele con resistenza commovente”.

Poesie. Il misticismo di Nelly Sachs – tedesca emigrata in Svezia grazie all’aiuto di Selma Lagerlöf – di netta ascendenza cabbalistica, non rifugge dalla concretezza del reale, dalla realtà quotidiana e dal suo dolore. La creatura agonizzante o massacrata, sia essa un uomo, un bambino, un pesce preso all’amo o, ancora, un oggetto: una scarpa, per esempio, fatta con la pelle di animali innocenti che hanno patito la crudeltà dell’uccisione, tutte queste realtà entrano nel viaggio cosmico che Nelly Sachs intraprende, «oltre la polvere» (come suona il titolo di una sua raccolta), verso una nuova nascita.” (dalla pagina di Einaudi)

Nadine Gordimer, 1991 (Sudafrica, inglese), “che con la sua scrittura epica magnifica – nelle parole di Alfred Nobel – è stata di notevole beneficio all’umanità”.

Luglio, edito nel 1991, è un romanzo ambientato in un futuro ipotetico in cui non solo è finito l’apartheid ma in cui i bianchi sono letteralmente costretti a scappare dal Paese.

Toni Morrison, 1993 (USA, inglese), “che in racconti caratterizzati da forza visionaria e rilevanza poetica dà vita ad un aspetto essenziale della realtà statunitense”.

Amatissima (titolo originale beloved), quando si dice “due piccioni con una fava”, infatti, il romanzo uscito nel 1987 ha vinto anche il Pulitzer nel 1988 e racconta il percorso verso la libertà di Sethe, una schiava che fugge dal Kentucky per raggiungere la libertà nel Nord America.

Wisława Szymborska, 1996 (Polonia, polacco), “per la poesia che con ironica precisione permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti di realtà umana”.

La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1945-2009): “Grazie a un’impavida sicurezza di tocco, la Szymborska sa infatti affrontare temi proibiti perché troppo battuti – l’amore, la morte e la vita in genere, anche e soprattutto nelle sue manifestazioni più irrilevanti – e trasformarli in versi di colloquiale naturalezza e ingannevole semplicità.” (dalla pagina Adelphi)

Elfriede Jelinek, 2004 (Austria, tedesco), “per il flusso melodico di voci e controvoci in romanzi e testi teatrali, che con estremo gusto linguistico rivelano l’assurdità dei cliché sociali e il loro potere”.

La voglia: “con questo romanzo molto discusso Elfriede Jelinek racconta, senza alcuna pietà né commiserazione e con una scrittura precisa e violenta, ironica e diretta, il dominio che l’uomo esercita impunito sui suoi simili, sulla natura ma soprattutto sulle donne.” (Dalla pagina de La nave di Teseo)

Doris Lessing, 2007 (Regno Unito, inglese), “cantrice dell’esperienza femminile, che con scetticismo, fuoco e potere visionario ha messo sotto esame una civiltà divisa”.

Il taccuino d’oro; mi ha colpito la descrizione: “La protagonista, Anna Wulf, analizza i mille motivi che costituiscono la propria esistenza. Così, i pensieri, le pulsioni, gli eventi del suo mondo si raccolgono in quattro taccuini. Il loro insieme dà luogo all’affascinante ritratto di una donna intensamente partecipe del suo tempo. Questo romanzo di Doris Lessing contiene la summa dei suoi temi: l’inadeguatezza della letteratura rispetto alla vita, la minaccia del conflitto che mina la civiltà, l’ingiustizia delle barriere razziali, le tensioni tra i genitori e i figli, le relazioni sentimentali che si complicano fino a diventare indecifrabili. Tutto è narrato con una precisione spietata e uno stile suggestivo e penetrante.”

Herta Müller, 2009 (Germania, tedesco), “con la concentrazione della poesia e la franchezza della prosa ha rappresentato il mondo dei diseredati”.

L’altalena del respiro, uscito l’anno in cui ricevette il Nobel e ambientato nel 1945, anno in cui il governo sovietico ordina la deportazione della minoranza tedesca rumena nei campi di lavoro, racconta la storia di un diciassettenne partito per il lager con l’intenzione di scappare dalla vita di provincia e che si ritrova rinchiuso per cinque anni in un mondo fatto di freddo, duro lavoro, fame e morte.

Alice Munro, 2013 (Canada, inglese), “maestra del racconto breve contemporaneo”.

Troppa felicità, a proposito di questa raccolta, Mario Fortunato sull’«l’Espresso» scrive: “Dieci racconti di bellezza incandescente (…) Le sue raccolte, e anche questa, sembrano disegnare con pacata ma illuminante precisione i contorni implacabilmente imprecisi delle nostre attuali esistenze”.

Già letto Nemico, amico, amante… sicuramente un’ape: lo consiglio molto.

Svjatlana Aleksievič, 2015 (Bielorussia, russo), “per la sua opera polifonica, un monumento alla sofferenza e al coraggio nel nostro tempo”.

Tempo di seconda mano. In questo testo l’autrice ripercorre il crollo della più grande potenza comunista di tutti i tempi attraverso le vite di comuni cittadini.

Olga Tokarczuk, 2018 (Polonia, polacco), “per un’immaginazione narrativa che con passione enciclopedica rappresenta l’attraversamento dei confini come forma di vita”.

L’unico testo che ho trovato tradotto in italiano è Guida il tuo carro sulle ossa dei morti; il romanzo ha per protagonista un’anziana insegnante di inglese che riesce a convincere le persone che vivono nel suo villaggio che le morti che colpiscono il territorio avvengano per mano – o per zampa? – degli animali selvatici che vivono nella vicina foresta.

Louise Glück, 2022 (USA, inglese), “per la sua inconfondibile voce poetica che con l’austera bellezza rende universale l’esistenza individuale”.

Quarto e ultimo libro di poesie: L’iris selvatico, l’ho scelto per il titolo, poi, la descrizione – “canta caducità ed eternità, bellezza e morte, cura e indifferenza: il flusso del tempo che scorre, il flusso delle emozioni che scorrono sulla nostra pelle, in ogni giorno, in ogni attimo sfuggente della nostra vita” – mi ha convinta definitivamente. Mi sarebbe piaciuta un’edizione con testo originale a fronte ma non l’ho trovato. Potrei leggerlo direttamente in inglese? Forse sì o forse no.

Fonti:
https://www.treccani.it/vocabolario/nobel/
https://www.treccani.it/enciclopedia/premio-nobel/
https://www.truenumbers.it/vincitori-del-premio-nobel/
https://it.wikipedia.org/wiki/Vincitori_del_premio_Nobel_per_la_letteratura#Numero_di_vincitori_per_paese
https://it.wikipedia.org/wiki/Vincitori_del_premio_Nobel
https://www.treccani.it/enciclopedia/selma-lagerlof
https://www.treccani.it/magazine/webtv/videos/Conv_Deledda.html
Tutte le altre le trovate cliccando su parole e foto.


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