LIBRISCORSI, il meglio dell’estate

M. L’uomo del secolo. Sono passati 101 anni dalla fondazione del Partito Nazionale Fascista, già Fasci italiani di combattimento, eppure di come è nato, e di chi fu il suo fondatore, se ne parla poco. Da un lato, una nostalgia travestita da goliardia; dall’altro, rigide e polverose commemorazioni che, alla fine, toccano sempre gli stessi punti, male e orrori stereotipati. Ma cos’è stato davvero il fascismo, chi era Mussolini? Perché è stato possibile ad un solo uomo – che poi sarà davvero stato uno solo? – combinare tutto quello che ha combinato, conciare l’Italia così male da costringerla a trascinarsi ancora, centouno anni dopo? Leggete il libro per scoprirlo.

Tra l’altro, dal 28 settembre al 16 ottobre 2022, al Piccolo Teatro Strehler, sarà possibile assistere alla trasposizione teatrale del romanzo. Massimo Popolizio – attore, regista teatrale e doppiatore italiano, classe 1961 come mia mamma – spiega così lo spettacolo: «È una staffetta tra diciotto attori che, lontano da ogni retorica, porta all’attenzione del pubblico il ritmo incalzante di una scalata al potere, avvenuta in un momento di profonda debolezza di istituzioni e partiti». Le prime tre date sono in promozione, noi stiamo già decidendo quando prendere i biglietti!

Ho acquistato anche il secondo volume: M. L’uomo della provvidenza, ma ancora non l’ho iniziato e, visto come si è messa la situazione libresca, non penso che lo inizierò a breve, però, prima o poi scoprirò se è bello quanto il primo.

Per finire questa brevissima disamina, segnalo per futura memoria che il 14 settembre uscirà, sempre per Bompiani, M. Gli ultimi giorni dell’Europa, terzo capitolo della saga – che poi non so se saga sia il termine giusto – che verrà presentato il 18 allo Spazio San Giorgio di Pordenone in occasione del Festival Pordenonelegge. Speravo che l’avrebbero trasmesso in streaming ma mi sa di no.  

Kafka sulla spiaggia, Murakami Haruki, be’, che dire, sicuramente il romanzo di Murakami che ho preferito finora, oltre che il più strano. Non che gli altri siano “normali”, ma questo è proprio curioso. L’ho capito? Probabilmente no; ma sinceramente non sono proprio convinta che i libri di Murakami vadano capiti, credo che più che altro vadano sentiti. Sono pochi gli autori che, a parer mio, riescono a far provare al lettore così tante emozioni e sensazioni, primo fra tutti lo sconcerto. In poche parole il romanzo è costruito su due protagonisti principali: Kafka, quindicenne scappato di casa sotto falso nome, e Nakata, uomo di mezza età che sa parlare coi gatti; le vite dei due protagonisti si intrecciano a causa di forze inconoscibili che li guideranno, in tempi diversi, lungo uno stesso percorso che li porterà dalla stessa donna, chiave di volta del romanzo e figura quantomeno iridescente. Non si incontreranno mai, ma le loro esistenze sono strettamente legate e il lettore ha la fortuna di scoprirlo in una gincana di conoscenze e incontri più o meno reali e significativi, senza che gli vengano risparmiate scene estremamente cruente, romantiche e assurde. Insomma, pare la trasposizione in romanzo di un sogno tremendo e affascinante insieme.

Génie la matta, Inès Cagnati, triste e struggente come il lago a novembre. Una serie di refrain dà il ritmo a un racconto che fa sentire in maniera palpabile, quasi dolorosa, il senso dell’abbandono. È un libro da leggere in privato, di cui non ha quasi senso parlare, perché qualsiasi parola – almeno delle mie – dissolverebbe la nuvola che lo avvolge.

“Diceva: «Non ho mai avuto niente, io». Io dicevo: «Hai me». Ma lei continuava a piangere. Allora credevo che non mi volesse. Volevo amarla ogni minuto della mia vita perché mi volesse, la seguivo dappertutto. Lei diceva: «Non starmi tra i piedi».”

Jekyll e Hyde, Marco Zamanni ed Enrico Corso, un librogame tutto d’un pezzo, perfetto per giocare da soli, ma anche in compagnia. Astuzia, coraggio, spregiudicatezza e una dose di fortuna sono quello che serve per riuscire a salvare il povero (?) dottor Jekyll dal suo doppio malvagio. Ma bisogna essere pronti a tutto! In tutto ci ho giocato tre volte, una ho perso e due ho vinto male, però ho vinto, il che mi sembra già un buon risultato.

Le onde, Virginia Woolf. Questa è la nota dei “romanzi che ho preferito di”, perché sì, sicuramente questo è il libro di Woolf che ho letto con più interesse e trasporto. Consiste in alcune serie di soliloqui – Jinny, Rhoda, Susan, Bernard, Louis e Neville sono le voci – alternate a componimenti di prosa lirica che hanno come protagonista la natura (due per l’alba, due per il mezzogiorno, due per il pomeriggio, due per il tramonto e una per la notte, se non sbaglio) e che danno struttura all’intero testo. Il protagonista è il tempo o l’assenza di tempo o, ancora, il modo in cui viviamo il tempo, non come un nastro infinito che si srotola, ma piuttosto come una serie di puntini isolati fra loro. Come una falena che ronza senza sosta contro la lampada, come le onde che si infrangono e si riformano, fuggevoli eppure imperiture. Talmente intenso che lo sto rileggendo di nuovo!

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