M. Il figlio del secolo

Cesare Rossi ripete in continuazione che proprio questo potrà essere il loro miracoloso baratto: odio in cambio di paura. I nuovi fascisti sono tutta gente che fino a ieri tremava per la paura della rivoluzione socialista, gente che viveva di paura, mangiava paura, beveva paura, si coricava nel letto con la paura. Uomini che frignavano nel sonno come bambini e quando la moglie gli chiedeva “cosa succede, caro?”, tirando su con il naso rispondevano “niente, non è niente, dormi”.

Sono passati 101 anni dalla fondazione del Partito Nazionale Fascista, già Fasci italiani di combattimento, eppure di come è nato, e di chi fu il suo fondatore, se ne parla poco. Da un lato, una nostalgia travestita da goliardia; dall’altro, rigide e polverose commemorazioni che, alla fine, toccano sempre gli stessi punti, male e orrori stereotipati. Ma cos’è stato davvero il fascismo, chi era Mussolini? Perché è stato possibile ad un solo uomo – che poi sarà davvero stato uno solo? – combinare tutto quello che ha combinato, conciare l’Italia così male da costringerla a trascinarsi ancora, centouno anni dopo?

Credo sia questo che Scurati abbia provato a spiegare: il merito non è stato di Mussolini, di Sarfatti o di tutti i suoi fedelissimi; è stata colpa di tutti gli altri. Delle sinistre, che, senza che oggi sia cambiato nulla, parlavano parlavano parlavano e, alla fine, non concludevano nulla, anzi, molti dei suoi rappresentanti si allinearono, rimasero in silenzio mentre un uomo solo ridicolizzava e lasciava il parlamento in mutande. Dei monarchici, ma non ci spendo parola, dei cattolici, che decisero di far fuori il loro uomo migliore perché antifascista, già pronti a procacciarsi l’accordo migliore. Dei socialisti, di nuovo, perché la loro colpa fu doppia, se non tripla: divisioni su divisioni, un immobilismo non smosso neanche dalle botte e dai bastoni, poi la colpa suprema: l’abbandono di Matteotti. Uomo contro uomo, ma alla fine ha trionfato il codardo, l’ingannatore. A quanto pare è vero: i giusti non vincono mai, i coraggiosi alla fine muoiono, sconfitti non dal potere dell’avversario, ma dall’indifferenza della platea.

Scurati, con alla mano una ricerca bibliografica immensa, ha scritto più di 800 pagine per raccontarci chi fu davvero Benito Mussolini, il figlio del fabbro di Predappio diventato capo di una nazione, un fiume di pagine per spiegare la sua personalità, nonché la sua competenza primaria, ma forse sarebbe bastata una frase, un’unica frase racchiude ogni centimetro del di dentro e del di fuori di Mussolini: “Trattare, ingannare, minacciare. Trattare con tutti, tradire tutti”. E ci è riuscito, lui e la sua banda di scellerati nostalgici – perché allora come oggi i fascisti sono questo: nostalgici – hanno rivoltato quanto di buono c’era, quello che si sarebbe potuto costruire, l’hanno bruciato insieme alle camere del lavoro e alle sedi dei giornali, l’hanno distrutto insieme alle ossa di coloro che hanno provato a opporsi. L’Italia intera è rimasta a guardare, indifferente. L’indifferenza e l’incapacità sono stati i promotori della dittatura fascista, è questo che emerge da queste 848 pagine costellate di articoli di giornale, lettere private e telegrammi fra gabinetti. Connivenza e indifferenza, per non cedere il proprio posto, per cercare di guadagnarci qualcosa. M, l’uomo del secolo è, a mio avviso, un libro necessario, un libro utile a rendersi conto che il fascismo non è qualcosa di cui aver paura, né dal punto di vista storico né quotidiano, va guardato in faccia riconosciuto e additato, non è più tempo di fregarsene, è tempo di fare i conti con il passato e di riconoscerci la colpa più grande: l’indifferenza. Prima che si trasformi in ignavia.

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