Finalmente è arrivato l’autunno e anche se somiglia più a un inverno si sente il suono delle foglie che, sospinte dal vento, cadono sull’asfalto in perfetta e irreale armonia. Questo è uno di quei casi in cui vorrei saper scrivere poesie, o dipingere quadri; mi è tornata la fluidità nello scrivere; non la metterò alla prova con le note scritte nell’ultimo mese perché è ancora fragile, non a caso negli ultimi 17 giorni ho letto pochissimo e ascoltato con una frequenza eccessiva.
La settimana del mio compleanno non ho letto praticamente niente, se non sbaglio, ho ascoltato la parte finale della saga dell’Attraversaspecchi; non ho ancora imparato a segnarmi le date, credo le introdurrò nelle li(bri)ste. Ah no, forse ho letto Mussolini ha fatto tanto per le donne di Mirella Serra e a singhiozzi La crociera. Giovedì 10 ho letto Novecento di Baricco e nelle prime due settimane di novembre ho ascoltato L’odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre, L’uomo del labirinto – perché non mi era chiaro il finale del film -, Un po’ del Pendolo di Foucault, un po’ del Maestro e Margherita, tutti gli episodi di The Sandman – Atto III, Una cosa divertente che non farò mai più e La cucina inglese di Miss Eliza (tutti i dettagli nelle li(bri)ste: narrativa, saggistica e audiolibri); ho letto 50 pagine dell’esule, il primo capitolo.
Direi: inizio noioso, la descrizione, prolissa, è comunque degna di essere letta, nel giro di 50 pagine l’autrice, attraverso le parole della narratrice, riesce a evocare in maniera estremamente realistica e forse un po’ inquietante – dato che solo dopo poche decine di pagine mi sembra di averla conosciuta – Carie. Se vogliamo essere *inserire parola sensata*, forse è paragonabile a un tipo di americana un po’ stereotipata, la capitan America del puritanesimo. Però non per questo è meno affascinante; punto a favore la descrizione di fiori e dei loro profumi. Questo primo capitolo è stato noioso ma intenso, per ora non più noioso della saga della Lagerlöf, che era una noia dovuta principalmente alla polvere, tipo Chanson de Roland o il ciclo arturiano, L’esule è più un noioso del tipo “sì, ho capito che Carie è il massimo, che è una perfetta donna puritana che sente il richiamo di Dio, coraggiosa, determinata, intelligente, ottima madre che sa ancora giocare senza perdere l’autorità e il rispetto, ma che è anche voluttuosa, sensuale e testarda, per non dire ribelle. Quella noia che ti fa sentire un po’ sciatto, riconosco sì la poeticità, non per niente le descrizioni sono una parte dichiarata di ciò che le è valso il Nobel (“per le sue ricche e veramente epiche descrizioni della vita contadina in Cina e per i suoi capolavori biografici”), però la narratrice sembra un’adolescente ricca che idolatra sua madre fino alla nausea! Va be’, insomma, se volete leggere una descrizione fatta bene, leggete queste prime 50 pagine. Io passo alle seconde 50; il libro, infatti, è composto da 3 parti di circa questa lunghezza (ma si potrà dire durata? le pagine possono essere considerate unità di misura in un certo qual modo temporale?) e una parte da circa 100 pagine.
Aspettative per la seconda parte: mi aspetto altra noia ma molta bellezza, sensazioni simili a quelle provate leggendo o guardando Lessie e robe del genere, una Cina contadina tipo quella dei libri e dei vecchi film.
Nota alla nota: In sottofondo mentre scrivo ho messo Un medico in famiglia, ogni volta che Il mio futuro marito è fuori casa per qualche giorno io regredisco e inizio a guardare le peggio cose (nonna Enrica: pensavo che ti avessero rapito gli extracomunitari; nonno Libero: sì che con la navicella spaziale la portano in Marocco – okkkkei -), però sta funzionando.