Storia linguistica dell’Italia repubblicana, Tullio De Mauro

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Basta nominare espressioni e parole come fine della guerra, liberazione, referendum, nascita della Repubblica per far sì che la nostra mente inizi a stilare una corposissima lista di date, luoghi, nomi, battaglie e vittorie. È proprio per questo che, per celebrare il 75° anniversario della nascita della Repubblica italiana, nell’angolo dedicato ai libri e alla lettura, non vi parleremo né di libri di Storia né di testi dolorosamente crudi scritti da quei protagonisti che resero possibile il referendum che trasportò l’Italia nell’epoca moderna, ma vogliamo parlarvi di colei che rende possibile leggere, parlare, scrivere e studiare questa parte di Storia, così giovane eppure così importante: la nostra lingua. Infatti, nonostante si parli spesso dei mutamenti forzati subiti dall’italiano durante la dittatura fascista, poco si parla di quelli accaduti più o meno spontaneamente nel fermento culturale del dopoguerra e degli anni successivi, di come la nuova Italia democratica abbia imparato ad essere tale anche attraverso la lingua. “In quel bisogno di esprimersi, la lingua comune fu chiamata a rispondere a una pluralità di impieghi e registri prima sconosciuta, e così accadde anche ai dialetti”, scrive Tullio De Mauro nel primo capito della Storia linguistica dell’Italia repubblicana. Ed è da qui che il grande linguista parte per ricostruire l’evoluzione dell’italiano nella neonata Repubblica. Partendo dall’insicurezza di un Paese distrutto, in cui “Tutti chiacchierano, discutono, polemizzano: era vent’anni che si stava zitti”, in quattro capitoli, dedicati rispettivamente alla nascita della Repubblica, all’immediato dopoguerra, ai “cambiamenti sociali e culturali e loro riflessi linguistici” e ai nuovi assetti linguistici, e sette appendici – dall’Inno di Mameli ai linguaggi specialistici, passando per la Costituzione e i giornali satirici popolari – lo studioso esplora i cambiamenti che la lingua italiana (e i dialetti, suoi fratelli da parte di madre) ha subito e di come questi abbiano accompagnato, e tutt’oggi accompagnano, la nascita crescita di un popolo davvero unito e tutte le fasi del suo sviluppo. Per scoprire tutte “le luci e le ombre di quel che è avvenuto nel linguaggio” dal 1946 agli anni ’10 del 2000 non vi resta che affrontare questo libro e lasciarvi rapire dalla meravigliosa limpidezza delle frasi che Tullio De Mauro compone e dall’accuratezza delle ricostruzioni e delle analisi che ci riconsegna.
In conclusione, in un periodo in cui imperversa la discussione sul “linguaggio inclusivo”, vogliamo ricordare che i partigiani sognavano uno Stato in cui ogni suo abitante potesse vivere in sicurezza, certo dei propri diritti, e che hanno
lottato per far sì che noi lo avessimo, affinché la nostra terra fosse patria di democrazia e uguaglianza. Una Nazione in cui nessuno debba più temere discriminazione o razzismo.

Articolo pubblicato su ANPI Notizie Garbagnate-Cesate

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